“Un gigante della carità” così lo definì il Cardinale Carlo Maria Martini riferendosi a Fratel Ettore Boschini. Il processo di beatificazione è stato avviato dall’’Arcivescovo di Milano Mario Delpini il 19 Dicembre 2017.
Roberto Allegri, giornalista, ed autore del libro “L’amico dei poveri”, edito da Ancora, ha raccolto numerosi episodi ed informazioni dando vita ad una cronaca minuziosa della vita del Camiliano.
Ettore Boschini, nasce in provincia di Mantova nel 1928, ha trascorso gli ultimi trent’anni della sua vita nel capoluogo meneghino, girando con la sua veste nera e la croce rossa dei camilliani ed una utilitaria scassata che portava sul tetto la statua della Madonna di Fatima alla quale era molto devoto. Dedicò la sua vita all’aiuto dei più poveri, costruendo opere assistenziali di grande importanza in quasi tutta l’Italia. Muore il 20 Agosto 2004, a 76 anni, nella clinica camiliana “San Pio X” a Milano, dove iniziò la sua missione pastorale.
Il suo ricordo è indelebile tra la gente, soprattutto tra i milanesi. La sua avventura incominciò a Milano intorno agli anni ‘70 con il ricovero situato alla stazione Centrale di via Sammartini, in un tunnel in disuso, lì chi non aveva altro posto dove andare trovava accoglienza.
Fratel Ettore fu il primo ad occuparsi delle moderne emergenze sociali a Milano, il primo a soccorrere i malati di Aids quando la malattia era ancora poco conosciuta e ad accogliere i primi immigrati che iniziavano ad arrivare nel nostro Paese in cerca di speranza e di una nuova vita.
Aveva una fede incrollabile nella Provvidenza, pregava Dio di aiutarlo nella sua Opera e la Madonna che lui chiamava “la Mamma”. Ad entrambi si rivolgeva chiedendo di aiutarlo ogni giorno nel raccogliere pane, pasta, coperte, per offrirlo ai suoi poveri, l’aiuto puntualmente arrivava.
Fratel Ettore era un religioso che poco si curava della sua salute, era energico sempre sorridente era una figura scomoda come cristiano perché con la sua presenza ed il suo modo di fare ed agire metteva a disagio chi amava il “quieto vivere”, era un rimprovero vivente così lo descrive, Roberto Allegri nel libro, un uomo che risvegliava le coscienze.
Un camiliano dal carattere spigoloso, molto spesso incompreso anche dai suoi fratelli e sempre in in lite con il Comune di Milano per ottenere i fondi per portare avanti la sua missione.
Quel ricovero nei pressi della Stazione Centrale con il passare degli anni diventò il simbolo di una vera solidarietà.
La sua attività a favore dei senza tetto fu ammirata da molti personaggi famosi da Madre Teresa di Calcutta, Don Giussani, l’Abbè Pierre di Parigi andò a trovarlo nel rifugio meneghino, così come il cardinale Carlo Maria Martini, quando era arcivescovo di Milano, spesso, di sera, andava in quel rifugio a servire la cena ai poveri. Un religioso conosciuto molto bene anche nel mondo dello spettacolo, anche Mike Bongiorno, lo portò in televisione come ospite nelle sue trasmissioni facendolo diventare un personaggio popolare.
Il libro di 240 pagine racchiude la vita straordinaria di un camiliano che ha saputo andare oltre alle apparenze ed essere sempre vicino agli ultimi, in una città come Milano dove la gente è sempre di corsa, distratta e troppo indaffarata per cogliere le miserie dell’animo umano. Fratel Ettore era lì per i poveri, come un crociato a portare conforto con un aiuto pratico, una preghiera ed un rosario.